Suoni Spaziali
Inizia oggi una rubrica che è allo stesso tempo un progetto.
Le opere della serie Alfabeto prendono forma nell’atto creativo di Tiziana Lutteri come altrettanti suoni. Suoni che sono originati in quello spazio mediale in cui risiede la parte di noi con la quale abbiamo perso il contatto e che non riusciamo quindi più a pronunciare.
Ora, non solo questi suoni trovano il modo di vibrare diventando udibili, ma si dilatano fino a diventare brevi racconti. Scritti con la collaborazione di Antonella Fava, ecco il primo della serie, destinata a diventare un libro illustrato.
Iris
Si era svegliata di colpo in quel tempo che non ha nome, in quelle ore in cui non è ancora mattino, ma la notte si è già stancata di essere tale. Nessuno le vuole chiamare quelle ore, perché sono il regno del non detto e dell’indicibile, dei sogni che non si vogliono ricordare e di quelli che restano sospesi in una bolla di sapone.
Forse stava sognando proprio l’iride che si accende nel velo trasparente che separa il dentro dal fuori, quando lo sentì.
Era il suono del momento in cui scoppia la bolla e non c’è più ritorno. Il suono di quando si capisce che è ora di tornare a casa e il respiro si fa più reale.